lunedì 8 marzo 2010

CODICE GENESI: The Book Of Eli (2010)



Regia: Albert Hughes, Allen Hughes
Cast: Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Ray Stevenson, Jennifer Beals, Frances de la Tour, Michael Gambon, Tom Waits, Lateef Crowder, Malcolm McDowell, Chris Browning, Evan Jones, Joe Pingue, Lora Cunningham, Scott Michael Morgan, Don Tai, Luis Bordonada.



Recensione:
Continuiamo con la proposizione dei nuovi sci-fi movie, parlando dell'atteso "Codice Genesi (The Book of Eli)", film post-apocalittico diretto dai fratelli Hughes. Il film vanta la magistrale interpretazione di Denzel Washington, e altri attori di Hollywood come Gary Oldman e Mila Kunis. Con un budget di 80 milioni di dollari, le riprese iniziano ufficialmente nel febbraio 2009 nel Nuovo Messico, ed esce negli USA il 15 gennaio 2010.  In Italia è nelle sale ufficialmente il  26 febbraio 2010 grazie alla distribuzione di 01 Distribution, suscitando un buon riscontro tra il pubblico.

Le atmosfere post apocalittiche sono ispirate ad altri classici del genere, come la trilogia di "Mad Max",  o alla cupa solitudine di "Io sono leggenda", o ancora al remake de "Le colline hanno gli occhi"  e allo schema narrativo de "L'uomo del giorno dopo" di Kevin Kostner.


Il film è ambientato in quel che resta degli Stati Uniti a trentanni di distanza da un devastante conflitto nucleare di cui non viene, tuttavia, menzionato molto. Le atmosfere sono cupe e i colori volutamente sbiaditi, il mondo sembra essere tornato in una sorta di medioevo nucleare, dove i sopravvissuti barattano quello che è rimasto intatto della precedente civiltà. E' uno dei film più bui che abbia mai visto.

 (il protagonista Eli interpretato da Denzel Washington)

Denzel Washington interpreta il quarantenne Eli, un uomo solitario che vaga inesorabilmente diretto verso ovest, portando con sé un libro che potrebbe salvare il resto dell'umanità: l'ultima Bibbia rimasta al mondo. Lungo il difficile percorso è costretto a difendersi da malviventi e predoni in cerca di cibo e beni preziosi, coinvolti in una disperata lotta per la sopravvivenza.

Il difficile viaggio si inasprirà ancor più quando si rende conto che la sua preziosa Bibbia è oggetto ambito da un potente malvivente a capo di un villaggio di sopravvissuti: Carnegie (Gary Oldman). Questo piccolo boss brama di avere la Bibbia per poter sottomettere ancor di più la popolazione, sfruttando le bellissime aprole dense di speranza del Libro dei libri. Eli porterá metaforicamente dietro il peso della croce, dando vita ad una sorta di "via crucis" post-apocalittica, diventando l'evangelizzatore dell'apocalisse. 
Nel mondo ormai nulla è come era prima. Si barattavano bottigliette di shampoo, stoffe e riviste per un pò di acqua pulita. L'eco pessimistico di una spirale senza uscita aleggia fortemente in ogni fotogramma.
 (Carneige, il boss che cercherà di strappare la Bibbia ad Eli sacrificando tutti i suoi uomini)
Ma il viaggio di Eli, ispirato da una presenza sovrannaturale che lo continua a proteggere, avrà presto il suo epilogo. Inizierà una disperata fuga in compagnia di una bella ragazza Solara (Mila Kunis) che vede in Eli il suo salvatore. Il finale agrodolce apre nuove speranze per la rinascita della civiltà, mentre sullo scaffale di una grandissima bibblioteca fa bella mostra la nuova Bibbia, appena stampata di fresco.
Ma le parole di Eli, l'uomo cieco che riusciva ugualmente a vedere, riecheggieranno per sempre nella memoria dei sopravvissuti anche dopo la sua morte, che non è nient'altro che il meritato riposo per il suo lungo viaggio.

 (la bella Solara, compagna di viaggio di eli nella seconda parte del viaggio)



Critica.
La regia dei fratelli Hughes riesce in pieno a valorizzare i rarefatti dialoghi e la cupa personalità di Eli. Le location sono state scelte in modo adeguato e le scenografie  realizzate in modo eccellente. L'unica pecca è nella scarsa profondità della trama, che poteva essere approfondita e sviluppata in modo più ampio.
Il finale, giunge all'improvviso, lasciando ancora appetito e avvalorando la tesi che molto si poteva fare  e dire  per arricchire la profondità del film. Anche se per gli amanti del genere colmerà il vuoto temporale lasciato da Hollywood dopo "Io sono Leggenda", potrebbe risultare pesante per il grande pubblico. Consigliato esplicitamente ai fedelissimi del genere e ai curiosi, Codice Genesi: The Book of Eli, viene promosso ma con riserva.

Alcune critiche internazionali:
Michael Phillips sul Chicago Tribune sostiene che: “Codice Genesi funziona. I registi raccontano questa storia con stile e il film è semplicemente migliore e recitato meglio di qualunque altra favoletta apocalittica che abbiamo visto sugli schermi”. Ma il giudizio della critica non è pur sempre unanime. Peter Howell sul Toronto Star scrive: “Il libro che dà il titolo al film non insegna nulla, non ci ispira né ci incanta”. E Claudia Puig su USA Today definisce il film “fin troppo brutale per essere d’ispirazione. E il suo look bizzarro, sembra proprio quello di un video musicale esteso. Il film è bloccato da una recitazione debole e da una storia pesante”. 

Infine Lou Lumenick chiude il suo pezzo sul New York Post chiedendosi: “Riuscirà il film ad attirare tanta audience col suo mix insolito di temi religiosi e violenza brutale? Be’ guardate cosa è riuscito a fare Mel Gibson con La passione di Cristo!”. 

Roger Ebert  lo vota con tre stellette e nella sua recensione sul Chicago Sun-Times scrive: “Codice Genesi è visivamente bello ed è davvero un gran bel film. E la performance di Denzel Washington più è sopra le righe, più riesce ad essere memorabile”. Ed Ebert sta bene attento a non rivelare il finale (a quanto pare sarebbe un po’ come rivelare il finale de “Il sesto senso”: “La parte finale ha qualche difetto – continua il guru della critica americana - ma è così perfettamente e coraggiosamente difettata che si stacca dal film e prende una vita sua, senza essere mai prevedibile. Fatevi un favore, non chiedete a nessuno del film se pensate di vederlo”. 

Voto: 7/10

a cura di Arthur Mcpaul




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domenica 7 marzo 2010

Il cinema di Fantascienza: gli anni '50 (II Parte)

Dopo una fase di lunga sperimentazione, cha ha visto capolavori come Metropolis e King Kong, negli anni '50 avviene la nascita vera e propria del cinema di fantascienza come lo conosciamo oggi. Uomini sulla Luna del 1950, apre l'epopea del nuovo cinema di fantascienza.


Diretto da Irving Pichel e prodotto da George Pál, che commissionò la sceneggiatura a James O'Hanlon e Rip Van Ronkel. Il film è stato girato in Technicolor, e ricevette il premio Oscar per i migliori effetti speciali.
Questa film di fantascienza fu il primo ad affrontare in termini scientifici il difficile viaggio spaziale per raggiungere la Luna, toccando numerose argomentazioni come i costi e i problemi scientifici e tecnologici. Per la preparazione delle scene ambientate nello spazio e sulla Luna furono coinvolti anche il divulgatore Willy Ley e l'illustratore astronomico Chesley Bonestell.

La trama, basato sul romanzo Rocketship Galileo e sul racconto The Man Who Sold the Moon, di Robert A. Heinlein, del 1947 e del 1950, vide lo stesso scrittore direttamente coinvolto nella sceneggiatura e dopo l’uscita del film, pubblicò una versione romanzata intitolata Destination Moon (il titolo del film in originale). Molto ben realizzato anche dal punto di vista scenografico, accenna alla guerra fredda in corso tra USA e URSS e alla fine mostra la supremazia statunitense nel raggiungimento della difficile missione.

(la scena dell'allunaggio del film "uomini sulla Luna")

Ultimatum alla terra, di Rober Wise del 1951, può essere considerato il vero capostipite del genere. Tratto dal racconto Addio al padrone (Farewell to the Master, 1940) di Harry Bates, nel 1995 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Frutto della teoria del complotto e della diffidenza sorta con la guerra fredda, il film parlava dello sbarco degli alieni stereotipando l'icona celeberrima del disco volante, come si evince da una delle scen più celebri.
La navicella a forma di disco volante furono progettate da Lyle Wheeler e Addison Hehr, con un costo di ben 100.000 dollari sui 960.000 disponibili per l'intero lungometraggio.
Il disco alieno atterra a Washington attraendo la sbigottita popolazione. Klaatu, uno degli extraterrestri verrà colpito da uno dei militari accorsi e dal disco in seguito esce un gigantesco robot, Gort,che anniente le armi americane con un raggio laser. Inizierà l'avventura di Klaatu sulla Terra, che alla fine della pellicola, prima di fuggire, dichierà l'ultimatum al pianeta.

Dello stesso anno è il celebre La Cosa da un altro mondo, diretto da Christian Nyby e Howard Hawks, basato sul sul racconto breve Chi va là? (Who goes there?) di John W. Campbell e considerato uno dei classic movie di sci-fi.


Anche questo film, come il precedente, è stato scelto nel 2001 per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
La trama affronta il tema extraterrestre. Un gruppo di scienziati, scoprono in Antartide che era impattato al suolo un disco volante. All'interno rinvengono il corpo congelato di una creatura extraterrestre che si rivelerà  essere una creatura assetata di sangue e difficile da uccidere, essendo il suo organismo simile a quello di un vegetale. Alla fine gli uomini riusciranno ad distruggere la creatura per mezzo di una forte scarica elettrica ad alta tensione. Nella versione italiana il doppiaggio fu molto ostico a causa della sovrapposizione di voci. L'edizione originale di oltre 3 ore, fu tagliata dalla RKO a quasi due, eliminando tutte le scene in primo piano della "cosa".

venerdì 5 marzo 2010

IL CINEMA DI FANTASCIENZA: LE ORIGINI (I parte)

AGLI ALBORI DEL CINEMA
Il cinema di  fantacienza, è stato un genere che si è imposto fin da subito tra i filoni cinematografici più seguiti. La sua nascita è avvenuta praticamente in contemporanea a tutti i generi classici della settima arte.
Era appena il 1902, quando Georges Méliès girò Viaggio nella Luna, parodia basata liberamente sul romanzo di Jules Verne Dalla Terra alla Luna e su quello di H. G. Wells I primi uomini sulla Luna. Questo capolavoro del cinema muto puo essere considerato senza dubbio il primo sci-fi movie della storia del cinema. 

 (Viaggio nella Luna - una scena del film)

Il film venne girato  negli studi della Star Film di Méliès presso Montreuil, vicino Parigi, spendendo l'allora considerevole budget di 10.000 franchi, utilizzati soprattutto per i vestiti dei Seleniti e per le scenografie completamente dipinte. Il film, può essere considerato il primo capolavoro mondiale ma anche il primo film ad essere piratato ad opera del produttore americano Thomas Edison che lo distribuì illegalmente negli USA.

 (Viaggio nella Luna - la locandina del film)

l filmato, girato a 16 fotogrammi al secondo, senza sonoro ein bianco e nero è diviso in scene fisse chiamate quadri ricchissime di effetti speciali, richiando ancora molto la scenografia di tipo teatrale.
La grande particolarità dell'opera, era in particolare la frenesia dell'azione e il sincronismo degli effetti visivi, che mettevano in secondo piano la trama e la recitazione, che servivano per lo più da amalgama al movimento fotografico.
L'anno successivo, Georges Méliès realizzò un altro film di fantascienza, intitolato Viaggio attraverso l'impossibile (Voyage à travers l'impossible), anh'esso composto a quadri, cioè inquadrature fisse in cui si svolgevano le recitazioni. Lo schema ricalca in maniera molto serrata quello del precedente film Viaggio nella Luna. 

(locandina di Aelita)

E' la neonata scuola cinematografica russa a sfornare un altro capolavoro del genere fantascientifico. La casa cinematografica Mezrabpom affidò al regista Jakov Protazanov (1881 - 1945), la realizzazione di Aelita, ispirato all'omonimo romanzo di Aleksej Nikolaevic Tolstoj (1883 – 1945). Il fil ebbe un clamoroso successo tanto da essere parodizzato anche in un cartone animato.
Nel 1927 uscì Metropolis del regista austriaco Fritz Lang, considerato il capolavoro del cinema muto di fantascienza. La produzione impegnò la troupe per diciannove mesi: trecentodieci giorni di riprese e sessanta notti furono necessarie per produrre 600.000 metri di pellicola.
Erich Pommer e la casa di produzione UFA non badarono a spese per la lavorazione, assoldando 36.000 comparse per un budget che superò i 50 milioni di marchi tedeschi. A salvare la casa di produizone dalla bancarotta fu Alfred Hugenberg, editore e membro del Partito Nazista, comprò la UFA trasformandola in parte della macchina propagandistica del nazismo.
Il film rappresentò l'apoteosi tecnica per il cinema muto, sia per le scenografie, per la massa di attori, impiegati per i costumi e per le innovative tecniche di regia e di ripresa.  Lang riuscì a creare un connubio perfetto tra effetti visivi e narrazione, utilizzando una forte simbologia espressiva in ogni ripresa.

  
(locandina del film Metropolis)

Il film, di cui avremo modo di analizzare nei dettagli in seguito, racconta di una società basata sulla forza lavoro, in una futuristica città del 2026, Non per niente fu uno dei film preferiti del dittatore nazista Adolf Hitler. In una intervista molto postuma del 1966, lo stesso Fritz Lang, dichiarò di dissociarsi completamente da quella sua opera di gioventù. Ma il messaggio finale non è negativo, anzi è una speranza di pace e fratellanza tra le classi povere e ricche della società.
 
A pochi anni di distanza esordì nelle sale cinematografiche un altro grande capolavoro, che sarebbe stato nei decenni a seguire riproposto in numerosi re-makeKing Kong è un film del 1933, diretto da Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack.
La celebre casa di produzione RKO produsse immediatamente il film dopo aver visionato un breve cortometraggio dimostrativo, in cui appariva il rovesciamento del tronco di albero da parte di King Kong. 
 
(locandina del film King Kong)

Il film mostrò una trama avventurosa e ricca di colpì di scena che appassionarono gli spettatori di tutto il mondo e facendolo entrare nella leggenda del cinema fantastico.
Nel 1935 uscì in USA La città perduta diretto da Harry Revier, inizialmente proposto come un serial cinematografico di 12 episodi ma poi adattato a lungometraggio della durata di 240 minuti. il film narra di terremoti e inspiegabili manifestazioni elettriche che causarono nei primi anni '30  migliaia di morti e gravi danni in varie zone della Terra. Il  Bruce Gordon, incaricato di indagare sui disastri, scoprendo che il tutto deriva da una remota zona dell'Africa Nera. Una sua spedizione, scoprirà nel luogo designato, una città perduta, in cui il folle Zolok aveva ordinato di creare un macchinario distruttivo allo scienziato Manyus.

 
 (Locandina del film La vita Futura)
Fine prima parte

A cura di Arthur McPaul

giovedì 4 marzo 2010

La storia del cinema: dagli esordi agli anni '20


La nascita del cinema come arte
Spetta ai fratelli Louis e Auguste Lumìere di Lione l’invenzione del cinema grazie alla prima proiezione pubblica a pagamento del Cinématographe Lumiere (il 28 dicembre 1895 a Parigi). Era però da un pò di anni che diversi fotografi e inventori si stavano cimentando nell'impresa di mettere in movimento le foto. Vanno citati a tal proposito gli statunitensi Thomas Edison e William Dickson che nel 1981 avevano messo appunto il Kinetoscopio, capace di far vedere ad una singola persona brevi animazioni filmate.

Si comprese subito che il proiettore dei fratelli Lumìere poteva aprire le porte ad una nuova era e ad una nuova arte. Il cinema dunque inizia a diffondersi dapprima in Francia e Stati Uniti e poi in Italia e nel resto del mondo, diventando un mezzo di comunicazione oltre che puro divertimento.

 (Locandina del film Fantomàs, 1913)

Le prime proiezioni vennero presentate al pubblico come fenomeni da baraccone nelle fiere, suscitando sempre ammirazione e incredulità per l'impressionante visione della vita in movimento, però dopo poco stancava e annoiava. Si dovette perfezionare la tecnica e la produzione per creare un prodotto capace di soddisfare il pubblico. Uno dei primi imprendoti a crederci nella nascente arte fu il francese Pathè, che acquistò i macchinari e i diritti di proiezione, creando in Francia un vero monopolio. Grazie ai suoi investimenti in pochi anni sorsero numerose sale cinematografiche e per soddisfare le richieste in Inghilterra, Francia e Italia, inventò il sistema di noleggio della bobbina. In pochissimo tempo il fenomeno dilagò letteralmente in tutto il mondo, spingendo nuovi imprenditori a fondare nuove compagnie di produzione e distribuzione come la "Gaumont" di Pois Feuillade che sarà la naturale discendente della Pathè. Dalla Gaumont vengono prodotti alcuni film fantastici come "Fantomas" (1913) e "Les Vampires" (1915-16), una serie di film con gli stessi attori principali e temi che avranno molto successo, inaugurando la serie al cinema, antenata dei serials televisivi.

(locandina del film Cabiria)

L'Italia fu subito affascinata dal cinema, grazie anche al clima futurista, che favoriva il progresso, il movimento, le nuove sperimentazioni artistiche. Arturo Ambrosio di Torino fonda la compagnia "Ambrosio di Cinematografo", ma nascono poi "Cines" (1905) e "L’Italia" (1907) che ripropongono film francesi in Italiano. A Roma si sviluppa invece una scuola comica con attori francesi. La produzione iniziale si attesta sui 60 film.

Alla vigilia della prima guerra mondiale in Italia nasce la scuola di Cinema Storico che si origina dalle opere di teatro. Si va dall’Antica Roma, alla Gerusalemme liberata, alla caduta di Troia. La più importante tra queste produzioni patriottiche è "Cabiria", con un'ottima scenografia e un'eccellente qualità nelle riprese, alcune persino dalla Mongolfiera. La storia di questo film è ambientata durante la Seconda Guerra Punica. Narra la vicenda della romana Cabiria, prossima ad essere sacrificata dai Cartaginesi al dio Moloch. In seguito subentrerà l’eroe Maciste che la salverà. Ad interpretare la figura di Maciste sarà lo scaricatore di porto genovese Bartolomeo Pagani, che interpreterà numerosi episodi e sarà assoluto protagonista fino al 1926. Gli alti costi scenografici e di regia però obbligavano ad una rapida esportazione per coprire subito le ingenti spese, ma la Guerra paralizzò la distribuzione, creando una paralisi nel settore. Per contrastare gli alti costi, iniziarono ad essere prodotti pellicole che sfruttavano scenari naturali. "Sperduti nel Buio" (1914) di Nino Martoglio e "Assunta Spina" (1915) di Gustavo Serena ne sono l’esempio. Il primo è un romanzo d’appendice ambientato per le vie di Napoli, mentre l’altro parla dei soprusi che subisce la povera gente a danno dei più benestanti.  Il cinema italiano degli anni ’10, ha inventato la figura della "diva" femminile oltre che del superuomo. Il "divismo" femminile deriva dalla letteratura francese, ma a causa degli alti compensi avrà vita breve.

Il contributo del cinema britannico è stato considerevole, secondo solo a quello di Hollywood. Dal 1913, i film prodotti da W.G. Barker hanno il merito di rompere con le convenzioni rievocando aspetti duri della strada. E’ con "East Lynne" che viene elaborata la prima sostanziosa opera cinematografica per la durata di quasi 2 ore di sapiente narrazione. L’Inghilterra è stato il primo Paese a dotarsi di sale cinematografiche, che subirono un calo nella crescita durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la fine del conflitto si preferirà importare film stranieri (americani) a discapito della produzione autoctona.

Dopo l’esordio nelle fiere di paese, in pochi anni fioriscono numerosi cinematografi a Mosca e S. Pietroburgo. Nei primi anni ’10 le sale salgono a 1200 e il cinema diventa un affare di proporzioni non indifferente. La produzione nazionale è pressoché inesistente fino al 1907, anno in cui il fotografo ufficiale degli Zar, inizia a riprendere le cerimonie ufficiali e fonda uno studio. Drakov fa indispettire Pathè, che temendo di perdere il primato manda registi per filmare reportage analoghi. Ciò non frena la nascita del cinema russo, con il film "Stenka Razine" (1908), prodotta da Drankov e girato da Romanhkov. Viene fuori un primo Kolossal, con centinaia di comparse, pellicola dipinta a mano con il sonoro che accompagna mediante un rudimentale marchingegno.

Nasce la casa di produzione "Khanjonkoiv" da produttori di origine tedesca. La cinematografia è basata su riproposizioni letterarie (da Tolstoj a Cechov). Visto il grande interesse suscitato, il cinema russo si attrezza con bravi operatori e tecnici che fanno salire la produzione a 270 film nel 1914. Lo Zar Nicola II osteggia non poco lo sviluppo del nascente cinema, in quanto le immagini mettono in mostra la povertà del paese. Durante la guerra vengono prodotti film patriottici e di svago. Nascono due grandi registi: Meyerhold e Majakovskij.

Gli USA
Hollywood, sobborgo di Los Angeles, diventa la sede della Città del Cinema americana.
In precedenza era New York, ma troppo sottoposta ad un clima rigido e mutevole e al monopolio della Edison. Sulla West Coast al contrario clima mite e estraneità al monopolio Edison sanciranno la nascita della gloriosa Hollywood, cui migreranno per primi registi come Griffith e De Mille, primi finanziatori come Rockfeller e Giannini, e attori come Chaplin, che fonderà la United Artists con Griffith, Mary Puckford e Douglas Fairbanks. In poco tempo Hollywood diventa la patria del cinema mondiale, e viene fondato l’Hollywood Theather dove le star lasciano la loro impronta nel cemento fresco, nasce anche la "Motion Pictures Associations Of American" capeggiata da William Hays.
(Luci nella Città - locandina)

A metà degli anni ’20, giungono dall’Europa Striller, Sternberg, Siöström ma si assiste ad un notevole calo di produzione. Alcuni film del periodo sono "Luci nella Città" di Chaplin, "Que Viva Mexico!" (Eisenstein), "Tabù" (F.W. Murnau).
La produzione aumenterà nuovamente solo con l’introduzione del parlato. Si inizia a discutere del bisogno di introdurre nel cinema un codice di decenza, per evitare testi e immagini antimorali e eccessive. Durante il declino in corso del cinema muto degli anni ’20, il genere comico sembra resistere meglio, grazie alle produzioni di C. Chaplin che è all’apice della creatività e del successo. Gira film persino in Europa e in Alaska ("La febbre dell’oro", 1925) ricco di gags e situazioni entusiasmanti e esilaranti. Ma altro celebre artista comico è anche Buster Keaton, con il capolavoro "Il Cameraman" (1928) per la MGM, antologia delle sue gags. Questo artista sarà fortemente danneggiato dall’avvento del sonoro, inquanto faceva proprio del silenzio il suo acme di comicità.

(Locandina del film Aurora)

Erich Von Stroheim, austriaco, diviene assistente di Griffith per "Intolerance" e poi sarà attore-regista di "Femmine Folli" (1921) in cui è interamente ricostruita Montecarlo a Hollywood per la spesa di un milione di dollari. Girerà poi "Rapacità". altro grande capolavoro. Stroheim girava senza mai badare a spese e accettava mal volentieri tagli alla produzione. Maurice Tournee, francese trasferitosi a Hollywood, sarà uno dei migliori registi dopo Griffith. Sfrutterà molto i chiaroscuri del bianco e nero per accentuare i toni drammatici. Altro emigrato in USA è Von Sternberg (1918) che sfrutterà l’attrice Marlene Dietrich per una serie di melodrammi. Paul Leni, chiamato a Hollywood da Cara Lemme, fonda il cinema dell’orrore, sfruttando l’esperienza espressionista, tuttavia è F.W. Murnau il grande regista del cinema "visivo" ed Espressionista, che vince l’Oscar con "Aurora" (1927).

In Germania
All’inizio il cinema tedesco copiava totalmente quello francese, ma quando poi nel 1918 nasce l’UFA assumerà autonomia e importanza. Verranno costruite una serie di sale e studi cinematografici, di cui molti rilevati dalla danese Nordisk. I primi film sono grandi successi: "Madame Dubarry" (1919) e il "Gabinetto del Dr. Calidari" che apre la stagione dell’espressionismo nel cinema.  L’espressionismo artistico, nacque per merito di giovani artisti tedeschi, austriaci e cecoslovacchi. Si poneva contro l’ipocrisia della società e la borghesia. Inoltre erano ostili a tutte le altre correnti artistiche e si posero l'obbiettivo di liberare l’estro artistico dalle regole e convenzioni. 

 (Metropolis, il primo capolavoro di fantascienza della storia del cinema)

Come appena accennato, "Il Gabinetto del Dr. Calidari" è il manifesto dell'espressionismo, di Robert Wiene, che crea un clima di delirio, di angoscia e di claustrofobia. "Der Golem" (1920) di Paul Wegener e Carl Boese rievoca la vicenda del gigante d’argilla creato dal rabbino Loew che poi si ribella al maestro. 
"Metropolis" (1926) di Fritz Lang è invece la città futuristica dove la classe dei privilegiati cerca di schiavizzare la gente comune, comandata dai voleri dittatoriali di un androide dalle sembianze femminili. "Nosferatu il vampiro" (1921) di W. Murnau, sfugge ad ogni genere stilistico, adattando il celeberrimo romanzo "Dracula" di Bram Stoker ad una figura vampiresca, il cui profilo mostruoso e ombroso ha fatto il giro del mondo terrorizzando lo spettatore. 

La Russia
Prima della rivoluzione socialista, in Russia si stava sviluppando una buona produzione cinematografica, che rallentò durante la guerra a causa della scarsità di pellicola. Con Lenin invece nacque un comitato per il cinema cui aderirono i vecchi registi zaristi e i nuovi cineasti socialisti. In seguito sarà fondata la prima "Scuola d’Arte Cinematografica" del mondo. Con l’importazione di pellicola a partire dal 1921 e la benedizione del regime sovietico. Il Cinema diventerà la forma d’arte più importante in Russia. Il nuovo cinema russo sarà molto propenso alle sperimentazioni, con due scuole principali:
-la FEKS (Fabbrica degli Attori Eccentrici)
-la scuola di Zdiga Vertov, che pone cinema e arte come cronaca della vita.
(Locandina della Corazzata Potemkin)

Kozincev e Trauberg si pongono l’obbiettivo di non ispirarsi né alla letteratura né al teatro, ma al cinema americano comico. Il cinema classico produce due ottimi film: "Aelita" (1924) di Protazov, e il satirico "Le straordinarie avventure di Mr. West nel Paese dei Bolscevichi" (1924). La produzione finalmente sale e raggiunge nel 1929 le 100 pellicole prodotte. Uno dei registi emergenti è Ejsestejn che realizza nel 1925 "Sciopero" in cui espone tutti i massacri compiuti dagli zar. "La Corazzata Potemkin" (1926) fu un vero capolavoro, in cui ritenne "di aver asservito l’idea al servizo della forma". Nel film è elevata la gente comune a protagonista, sono usati i primi piani serrati, è data allo spettatore la sensazione di trovarsi in mezzo alla rivolta. Ejsenstejn in seguito svilupperà una duttilità del cinema al servizio della lotta di classe, trasformando le masse in "eroi". Arricchirà le storie narrate con tensione, passione, umorismo, umanità e violenza.
D’altra pasta è invece Pudovkin, il cui stile metaforico poco ha di Ejsenstejn. Nel 1926, gira "La Madre" tratto dal romanzo di Haksim Gorkij. Egli pone l’uomo al centro del mondo inserendolo bene negli ambienti naturali. Ben diverso è Dovzenko, che con "La Terra" (1930) esprime il tema della collettivizzazione delle terre, della morte che porta sempre una nuova vita. Con l’avvento del sonoro e la dittatura staliniana, il nuovo cinema sovietico cesserà di esistere.

In Francia
Il cinema francese degli anni ’20 è alla ricerca di nuove soluzioni stilistiche e sarà definito Impressionista. Dopo la guerra, il monopolio di Pathè è fortemente surclassato dalle produzioni americane. Abel Gance fa successo con il suo "Napoleone" (1927) che sarà girato in 4 anni tra Francia e Italia con nuovi e innovativi movimenti di macchina. Purtroppo il pubblico, sedotto dal nuovo cinema sonoro lo snobberà così come aveva fatto con "Intolerance" di Griffith. Altro cineasta che emerge è Marcel l’Herbier con "El Dorado" (1922) e "L’Argent" (1929) di Zola, in cui è esaltata la potenza del denaro con eccellenti soluzioni tecniche. Nel 1924 aveva sorpreso con "Futurismo" (1924), una storia fantastica con acrobazie tecniche e scenografie cubiste di Fernand Legèr e Robert Mallet-Stevens. Infine Jean Epstein, intellettuale, saggista, debutta nel 1923 e culmina nel 1928 con la "Chute De La Maison Usher", un classico dell’orrore che richiama l’espressionismo tedesco.

Bunuel è stato un grande regista, nato in questo periodo artisticamente a Parigi, dove si era trasferito dalla Spagna per studiare. Irrompe nella scena con "Le Chien Andalou" (1929) e "L’Agê d’or" (1930). Surrealista, egli frantuma la grammatica classica del cinema, liberando gli istinti attraverso il sogno in simbiosi con il pensiero psicanalitico freudiano.

Arriva il cinema sonoro
Dopo l’invenzione del cinema, in molti cercarono di rendere l’effetto audio alle immagini, brevettando vari apparecchi, di cui nessuno tuttavia riuscì a rendere la perfetta sincronizzazione. A cambiare il cinema fu l’inserimento diretto in pellicola della banda sonora a lettura ottica, con il sistema "Vitaphone". Il primo film sonoro con questa tecnica fu "The Jazz Singer" (1927), prodotto negli USA, che di fatto cambiò tutto nel modo di fare cinema e fin da subito fu imitato in Europa. Tuttavia i problemi tecnici all’inizio furono elevati, la MDP doveva fare movimenti molto lenti che condizionavano le riprese, per evitare che fossero registrati orrendi rumori di fondo. Non appena la tecnica fu perfezionata il cinema mutò definitivamente volto. Molti registi e attori non riuscirono mai ad adattarsi all’uso del sonoro e si spensero nell’oblìo.

(The Jazz singer, il primo film sonoro della storia del cinema)

lunedì 1 marzo 2010

Moon (2009)

Duncan Jones ricrea le atmosfere sci-fi anni 70 in questo capolavoro indipendente
Presentato in anteprima assoluta al Sundance Film Festival nel gennaio 2009, riscuotendo un grande successo, è stato distrubuito dalla Sony Pictures Classics  negli Stati Uniti e in Canada da 12 giugno 2009. In Italia è stato presentato in anteprima al festival Scienceplusfiction il 29 novembre 2009 e stato distribuito nelle sale cinematografiche dal 4 dicembre 2009. 
 TRAILER UFFICIALE

L'idea del regista Duncan Jones era ispirarsi interamente a quei film fantascientifici degli anni settanta e ottanta, densi di atmosfere claustrofobiche ed ipnoniche, come 2002, la seconda odissea (1972), Alien (1979) e Atmosfera zero (1981). Il film è stato realizzato con un budget limitato di soli 5 milioni di dollari, utilizzando di fatto, la recitazione di un solo attore, cercando di ridurre al minimo i costi di produzione.

Il tetro e claustrofobico paesaggio lunare è stato interamente ricostruito in studio, con una eccezionale resa, tanto da far venire i brividi, se le si controntanto con le vere immagini della Luna riprese dalle missioni umane Apollo. Gli effetti sono stati realizzati dagli stessi designer di 2002, la seconda odissea, e di Alien, ispirandosi alle strepitose riprese inviate a terra dalla missione giapponese SELENE.


Trama
La trama ricca di colpi di scena, si sviluppa in modo molto lento e spesso allucinante.  Le prime immagini, in stile documetario, ci introducono che in una Terra in crisi energetica, la soluzione sembra essere arrivata dallo sfruttamento sulla Luna, di una sostanza chiamata Elio-3(realmente esistente). Sam Bell (interpretato dall'attore Sam Rockwell) da tre anni lavora presso la base lunare Sarang, adibita all'estrazione dell'Elio-3 in compagnia di uno straordinario ed intelligentissimo robot di nome GERTY. A causa di un guasto con le telecomunicazioni, l'astronauta lavora completamente isolato dalla diretta con la Terra. Il suo asssitente robot, mantiene i contatti registrando e ricevendo videomessaggi in differita.  Il suo contratto di lavoro triennare è ormai al termine del mandato, ma inizia ad avere allucinazioni e a soffrire di forti mal di testa, che lo portano a compiere un fatale errore sulla mietitrice che estrae l'Elio-3, lasciandolo ferito nel macchinario.
Fin qui tutto sembrava una normale vicenda fantascientifica e molto futuribile. Ma le cose cambiano repentineamente. Sam, si risveglia in infermeria, malconcio ma sostanzialmente sano. Si accorge che il suo assistente robot GERTY sta comunicando in diretta con la sede della compagnia di estrazione e gli impedisce di uscire dalla base. inizia a sospettare che qualcosa non va come dovrebbe. Riesce tutttavia ad uscire dalla base,  ingannando il robot che gli impediva inizialmente di uscire. All'esterno recupera un corpo dallo stesso mietitore che prima stava guidando.
 
(una splendida immagine del rover)

Nella base si accorge che quell'uomo non è altro che se stesso. Inizia una fase confusionale, dove il Sam ferito e moribondo appena recuperato convive con il Sam completamente sano e guarito. Entrambi, reagendo in modo diverso, si rendono conto che uno dei due dovrebbe essere un clone.  La storia, come anticipato, si snocciola assai lentamente, in un clima denso e rarefatto, in ottimo feeling con quella che dovrebbe essere il senso di vuoto e di paura del vivere su un altro corpo celeste desolato come la Luna.  
 (un particolare del film mentre si effettua la mietitura dell'Elio-3)

I due Sam, in balia del loro stato mentale poco lucido (il primo per l'età avanzata del clone, che è in grado di durare solo tre anni) e della situazione ambigua, scoprono con l'avanzare del film che entrambi sono dei cloni e che la società estrattiva ne ha già pronti tanti altri (loro erano il 5° e il 6°). I ricordi della loro vita precedente, come quelli della moglie e della figlia non appartengono a loro, ma sono ricordi innestati nella loro mente appartenenti al Sam Bell originale.

(una suggestiva scena in cui i due cloni Sam litigano sul come gestire l'assurda situazione)

Scopriranno anche che le comunicazioni in diretta sono impedite grazie a delle antenne che emettono un forte disturbo. Nel frattempo le condizioni di salute del primo Sam continuano a peggiorare, e si scopre che i cloni precedenti venivano inceneriti al termine dei tre anni del contratto. La compagnia, ignara che entrambi i Sam convivono, manda sulla Luna una spedizione di soccorsi, in realtà incaricata di riparare l'estrattore e a far sparire quello che loro pensano essere il corpo del Sam morto nell'incidente.

(una delle scene finali: il modulo di salvataggio atterrà sulla base lunare)

I due Sam  risvegliano un terzo clone (che non viene avvertito della situazione) e riavviano il computer del robot (per cancellare dalla sua memoria le registrazioni dei giorni precedenti); Elaborano un piano di salvezza assai fortunoso che riesce a portare il clone più recente sulla Terra, mentre la squadra di soccorso sta contemporaneamente dedidendo di uccidere il clone malandato. Il film termina con l'audio di notiziari in varie lingue, grazie al quale si comprende che l'operato della compagnia è stato reso noto dal secondo Sam giunto sulla Terra. Il clone Sam ha fatto scoppiare lo scandalo e per la furba compagnia estrattiva inizieranno grossi guai. 
Critica
Moon è un film particolare, inconsueto, all'apparenza psichedelico e allucinante, ma in realtà estremamente realista sia per la situazione ricreata, sia per l'utilizzo di una scenografia molto verosimile a quello che potrebbe essere in un futuro assai prossimo.
Eccellente anche l'interpretazione di Sam Rockwell, unico attore attivo del film, che si trova a recitare praticamente con se stesso in un lungo ed angosciante monologo psicotico senza via di uscita.
Il film, richiama sia l'Odissea kubrickiana che il sequel indipendente, e sembra un film prodotto negli anni '70, centrando a pieno l'intento del regista Duncan Jones , figlio del grande David Bowie, da cui forse ha ereditato i geni del periodo.
Forse un pò lento e pesante per la digestione metabolica del grande pubblico, lo consiglio come un DOVERE prioritario, ai fans del puro e crudo SCI-FI. 
Voto: 8 soprattutto per le atmosfere (e sono stato cattivo...)

Fans dello SCI-FI voglio vedere qui i vostri commenti!!!